Internet e Social Network: quando un uso improprio può costare il carcere
Negli ultimi anni sono finiti sotto la lente di ingrandimento dei giudici alcuni comportamenti, apparentemente banali e innocenti, realizzati da coloro che utilizzano Social Network. Fingere di essere un’altra persona (magari nota), dichiararsi single quando in realtà si è sposati, usare come fotografia del proprio profilo social quella di un’altra persona possono configurare delle ipotesi di reato.
Il reato presupposto è la sostituzione di persona, procedibile d’ufficio e punito dal Codice Penale con la reclusione fino ad un anno. L’art. 494 del Codice Penale prevede che “chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito con la reclusione fino ad un anno”. La nozione di vantaggio, richiamata dal Codice Penale, non si esaurisce in una finalità di natura economica: integra infatti il reato in esame anche solo far credere di non avere legami matrimoniali al fine di avere una relazione amorosa “parallela” (Cass. sent. n.34800/16).
Oggi, con l’uso sempre più diffuso di internet e dei vari Social Network (WhatsApp, Snapchat, Facebook, Youtube, Tinder ecc.) si tende a sottovalutare quanto determinati comportamenti, apparentemente leciti, possano in realtà generare gravi conseguenze da un punto di vista penale.
Si pensi alla condotta di colui che crei ed utilizzi un profilo falso sui Social Network, ovvero di colui che diffonda, in assoluta buona fede, immagini o video altrui: secondo la Corte di Cassazione, utilizzare come immagine del proprio profilo Facebook quella di un personaggio famoso o semplicemente di un’altra persona, al fine di comunicare con altri iscritti, integra il reato di sostituzione di persona.
Una recente sentenza, inoltre, ha stabilito che scrivere recensioni calunniose su Tripadvisor nascondendosi dietro false identità è un reato (la causa si è conclusa con la condanna a 9 mesi di carcere e al pagamento di circa 8000 euro per il reo).
I comportamenti descritti possono avere delle gravi conseguenze anche in materia di Privacy: il nuovo Regolamento “GDPR”, in vigore dal 25 maggio di quest’anno, punisce con la reclusione fino a tre anni il trattamento illecito di dati personali (ad es. costituisce un illecito diffondere o postare un’immagine altrui senza consenso/autorizzazione del diretto interessato).
I casi di “diffusione” non autorizzata di fotografie o video a mezzo di Social Network sono all’ordine del giorno: si tratta di comportamenti, spesso realizzati in buona fede, che possono avere delle pesanti conseguenze penali.
In particolare, si commette:
• trattamento illecito di dati personali quando si postano, sul proprio profilo Social Facebook/WhatsApp, fotografie e filmati in cui sono presenti altri soggetti (che possono essere anche degli amici!) senza che questi ne abbiano autorizzato la pubblicazione (la reclusione in questi casi può arrivare fino a 3 anni).
• violazione del diritto d’autore quando si pubblicano immagini o video realizzati da un altro soggetto che ne è l’autore/proprietario (la violazione del diritto d’autore è punita con la reclusione fino a 3 anni).
(fonte Tutela Legale)
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